Io sono! (2018 - 2020)

«Non hai più vent’anni, non puoi più permetterti di trascurarti. Oramai ne hai quaranta». Così mi ha detto.

Quaranta non li ho ancora compiuti, neppure trentasette.

Trentasei all’anagrafe, tra i dodici e gli ottantanove nello spirito, dipende dall’umore.

Sì, certo, invecchio, chi non lo fa. Magari più velocemente di altri. 

Non lo so. Mi sembra che gli occhi non ancora, anche se la luce si è intristita.

Forse taglierò i capelli, magari dovrei tingerli.

Non ho più gli anni in cui i capelli bianchi fanno figo, adesso fanno solo vecchia. Risaltano le rughe.

Non li ho mai avuti così lunghi. Un giorno ho smesso di tagliarli.

Lo rifarò o quando tornerà nella mia vita o quando uscirà dalla mia testa.

Dieci anni fa, nel gennaio del 2009, lasciavo Palermo, la mia città, piena di belle speranze.

Ancora certa che non avrei deluso la me bambina.

Chi non si è immaginato da grande? L’immaginazione mi ha salvata da una vita da avvocato.

Mi ero vista in molti modi, tutti diversi dalla realtà attuale.

Oppure indosso un abito di un’altra fattura?

Non so cosa penserebbe di me la me di trent’anni fa.

Mi rimprovererebbe, mi direbbe che ero lungimirante e che sono diventata ripetitiva e che mi sono arenata.

«Sei una pazza. Sei un’egoista. Sei una stronza. Sei un’ingrata. Sei un’intelligente. Sei una rigida. Sei una zitella. Sei una figa. Sei una fallita». Così mi dicono.

Poi c’è il mio mondo interiore, che con la vecchiaia è diventato glitterato. Una squadra di oggetti che mi accompagna da anni, che si accresce nel tempo. Ho una storia per ciascuno, un ricordo. Sono la fototessera della mia fantasia. Dove io mi dico.

Non lo so chi sia oggi, non lo so più, è tutto così distante.

So che da troppo tempo ho paura di essere felice, mi vergogno di me stessa e mi sento inadeguata.

Ulisse rispondeva di essere Nessuno per ingegno, Vitangelo Moscarda per smarrimento.

Tra Omero e Pirandello scelgo il secondo.

Ho deciso di tagliarli, comunque. Come finisce si conta.