Topografia della memoria (2010 - 2013)
È un progetto fotografico che ha come obiettivo la documentazione dei luoghi delle vittime innocenti della mafia nella provincia di Palermo.
Il periodo storico preso in considerazione copre più di un secolo di fatti di cronaca: dal primo omicidio di mafia riconosciuto come tale, il delitto “eccellente” dell’ex sindaco di Palermo Emanuele Notarbartolo del 1 febbraio 1893*, ai giorni nostri.
Ho iniziato a immaginare questo progetto nel gennaio del 2010 in occasione dell’uscita del film d’animazione Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi**. Avevo 27 anni e l’amara consapevolezza che non solo la mafia esiste, come organizzazione e come mentalità, ma che le nuove generazioni sono complici della perdita di memoria di certi avvenimenti storici.
È dal ricordo del sacrificio, spesso individuale, che credo sia necessario ripartire. L’elenco delle vittime è lungo e include politici, magistrati, poliziotti, uomini delle scorte, giornalisti, imprenditori, donne, bambini e gente comune che ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Avevo nove anni quando Falcone, Borsellino e le loro scorte saltarono in aria. È strano come funzioni la memoria: della strage di Capaci ho un ricordo nitidissimo, di Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani. Di via D’Amelio ricordo solo le parole del magistrato Caponnetto: “È finito tutto”. Come spieghi a un bambino di nove anni che è finito tutto?
Falcone e Borsellino sono solo l’apice di una lista troppo lunga e sconcertante di vittime.
Ho deciso di recuperare e costruire una mia memoria per provare a condividerla, affinché il sacrificio di queste persone non vada perduto.
Nell’immaginario collettivo alcuni dei luoghi di morte, soprattutto quelli che riguardano vittime eccellenti, sono associati a fotografie in bianco e nero, costellate di lenzuola bianche, cadaveri, sedili di automobili insanguinati, macerie. Nel mio progetto ho deciso di rappresentare questi luoghi di morte inermi, ordinati, come se nulla fosse successo. Su ogni fotografia sono scritti – con un carattere che richiama quello delle carte geografiche – il nome della vittima, la data e il luogo dell’omicidio.
Ricostruire i luoghi è un’operazione non facile. Mi sono accorta che ci sono vittime di serie A e vittime di serie B, come se alcune meritassero di essere ricordate un po’ di più. O forse la memoria segue un principio di economia per il quale è impossibile, intollerabile ricordare tutto. Questa rimozione si percepisce dalla presenza o meno di simboli della memoria; non è sempre possibile individuare con assoluta certezza il luogo esatto dell’omicidio nonostante abbia cercato, durante la mia ricerca, di essere il più meticolosa possibile, confrontando tra loro diverse fonti.
Non vivo a Palermo dall’inizio del 2009. Sono fuggita, stanca e senza sensi di colpa. Negli anni successivi la distanza e un punto vista altro mi hanno permesso di scoprire un sentimento di affetto, non immaginabile, per la mia città. Un affetto carico di amarezza e rabbia.
It is a photographic project aimed at documenting the places where innocent victims of the Mafia were killed in the province of Palermo.
The historical period considered spans more than a century of crime reports — from the first murder officially recognized as a Mafia killing, the “high-profile” assassination of former Palermo mayor Emanuele Notarbartolo on February 1, 1893,* to the present day.
I began imagining this project in January 2010, when the animated film Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi* was released. I was 27 years old and bitterly aware not only that the Mafia still exists — as both an organization and a mindset — but also that newer generations are complicit in the loss of memory surrounding certain historical events.
I believe it is from the remembrance of sacrifice, often individual, that we must begin again. The list of victims is long and includes politicians, judges, police officers, bodyguards, journalists, entrepreneurs, women, children, and ordinary people who simply had the misfortune of being in the wrong place at the wrong time.
I was nine years old when Falcone, Borsellino, and their security escorts were blown up. Memory works in strange ways: I remember the Capaci massacre vividly — and Rosaria Costa, the widow of officer Vito Schifani. Of Via D’Amelio, I recall only Judge Caponnetto’s words: “It’s all over.”
How do you explain to a nine-year-old that everything is over?
Falcone and Borsellino are only the tip of a painfully long and unsettling list of victims.
I decided to rebuild and construct my own memory, in an attempt to share it — so that the sacrifice of these people would not be forgotten.
In the collective imagination, some of these sites of death, especially those tied to prominent victims, are associated with black-and-white photographs filled with white sheets, corpses, bloodied car seats, rubble. In my project, I chose to portray these places as still, orderly, and defenseless — as if nothing had ever happened.
On each photograph, the name of the victim, along with the date and location of the killing, is written in a typeface reminiscent of geographical maps.
Reconstructing these places is not easy. I realized there are first-class and second-class victims, as though some deserved to be remembered a little more. Or perhaps memory follows its own economy, making it impossible — unbearable — to remember everything.
This erasure can be felt in the presence or absence of memorial symbols; it’s not always possible to pinpoint the exact site of a murder, despite my efforts to be as meticulous as possible, cross-referencing multiple sources.
I haven’t lived in Palermo since early 2009. I left — exhausted, and without guilt.
In the years that followed, distance and a different perspective allowed me to discover a kind of affection I never thought possible for my city — an affection steeped in bitterness and anger.
* Emanuele Notarbartolo fu sindaco di Palermo dal 26 ottobre 1873 al 30 settembre 1876 e, dallo stesso anno, direttore generale del Banco di Sicilia. Fu accoltellato in treno nel tratto tra Termini Imerese e Trabia il primo febbraio del 1893. Di questo omicidio Salvatore Lupo, in Storia della Mafia (Donzelli Editore, Roma, 2004, p. 122), scrive: “Questo delitto segna un salto di qualità, ma per certi versi rimane un picco isolato, un segnale di sviluppi futuri. Per avere la giusta scala di riferimento, si pensi che per più di un secolo la mafia ha ardito colpire così in alto solo in questo caso. Quello di Notarbartolo è il primo dei cadaveri eccellenti, nonché l’ultimo sino alla morte del procuratore generale Pietro Scaglione, e quindi dall’Unità al 1971”.
** Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi (2010) è un film d’animazione (26 min.) che racconta una storia ambientata nella Palermo degli anni cinquanta. Protagonisti sono due ragazzini, Giovanni e Paolo, in omaggio a Falcone e Borsellino, che lottano per liberare il quartiere dalla presenza di un mago malvagio che toglie l’anima alle persone e le trasforma in “pupi’’. Diretto da Rosalba Vitellaro, coprodotto da Rai Fiction e Larcadarte (con lo studio di animazione Musicartoon di Roma), in collaborazione con la Regione Siciliana, distribuito da Rai Trade. Sceneggiatura di Alessandra Viola, Rosalba Vitellaro e Valentina Mazzola. Direzione artistica di Enrico Paolantonio. Tra i doppiatori: Leo Gullotta, Donatella Finocchiaro, Claudio Gioè.